Social freezing

Il social freezing, o egg freezing, ovvero la crioconservazione autologa degli ovociti a scopo preventivo, consiste nel congelamento di alcuni ovociti (detti anche ovuli; sono le cellule riproduttive femminili) al fine di poterli utilizzare in futuro per la ricerca di una gravidanza.

 

Il vantaggio “sociale” del congelamento ovocitario

La crioconservazione dei propri ovociti allo scopo di utilizzarli in futuro, può essere vantaggioso per qualunque donna in età riproduttiva che, per svariate ragioni, non intende cercare una gravidanza a breve. Il social freezing può servire, da un lato, come sorta di “riserva biologica” per aumentare le proprie possibilità riproduttive future, dall’altro, per togliere la pressione di ricercare una gravidanza quando non si è pronti per averla.

Perché fare social freezing? L’aging ovocitario

La fertilità di una donna inizia a diminuire circa dai 30 anni di età. La maggior parte di questo declino si concentra dopo i 35 anni, e in particolare dopo i 40 anni, come evidenziato dal grafico qui sotto, che rappresenta la percentuale di ovociti euploidi sulla base dell’età della donna. L’euploidia non è altro che la presenza di un corretto numero di cromosomi all’interno dell’ovocita: un requisito essenziale per l’instaurarsi di una gravidanza. Se un ovocita non è euploide, non ha potenzialità di generare una gravidanza a termine. Si può dunque approssimare la discesa della curva alla discesa della probabilità che ha una donna sana di ottenere una gravidanza con il passare degli anni.Social freezingFigura 1. Probabilità di ottenere un ovocita euploide (in grado di generare un nato vivo sano) per età della donna. Modificato da Gruhn JR, Zielinska AP, Shukla V, et al. Chromosome errors in human eggs shape natural fertility over reproductive life span. Science. 2019;365(6460):1466-1469.

Le basi biologiche dell’invecchiamento ovocitario

Ogni donna nasce con un numero finito di ovociti all’interno dei propri organi riproduttivi, le ovaie.

Questi ovociti rimangono dormienti a uno stadio precoce dello sviluppo fino all’adolescenza, quando, con il primo ciclo mestruale, comincia anche il primo ciclo ovarico. All’inizio di ogni ciclo ovarico, un certo numero di ovociti comincia a maturare. Mediante un processo di selezione all’interno dell’ovaio, solo un ovocita raggiungerà la maturità completa e potrà essere rilasciato dall’ovaio nella tuba (in termini tecnici, ovulato) per l’eventuale fecondazione da parte degli spermatozoi. Gli ovociti rimanenti che avevano cominciato la maturazione andranno incontro ad atrofia, ovvero a degenerazione.

Questo accade in ogni ciclo ovarico della donna, fino alla menopausa: ogni mese, tra tutti gli ovociti dell’ovaio, alcuni inizieranno la maturazione e solo uno giungerà ad ovulazione. La qualità dell’ovocita ovulato ha una stretta correlazione con la probabilità di concepire.

Come determiniamo allora la qualità di questo ovocita? L’elemento di gran lunga più importante è l’età della donna. Tanto più avanti con l’età viene ovulato l’ovocita, tanto più a lungo l’ovocita è rimasto nell’ovaio ed è quindi stato soggetto ad invecchiamento cellulare.

Questo aging ovocitario porta a una conseguenza principale: l’aumento di anomalie cromosomiche (definite aneuploidie). L’aumento delle anomalie cromosomiche porta a sua volta a un aumento del mancato sviluppo degli embrioni (con conseguente difficoltà ad ottenere una gravidanza) e ad una maggiore probabilità di aborto.

In breve, con l’avanzare dell’età materna, e in particolare oltre i 40 anni, aumentano le probabilità di infertilità legate all’età.

Altri fattori, come la ricettività endometriale, ovvero la capacità dell’utero di ospitare lo sviluppo dell’embrione, non subiscono variazioni significative con l’età. Il fatto che l’età degli ovociti giochi un ruolo centralissimo nella fertilità femminile è chiaro nei casi di ovodonazione. Una donna di età materna avanzata che utilizza in un trattamento di procreazione assistita ovociti donati da una donna di 30 anni, avrà circa le stesse probabilità di ottenere una gravidanza di una donna di 30 anni. Se gli ovociti, anziché essere donati da un’altra donna, sono messi da parte dalla stessa donna anni prima, giocano lo stesso ruolo. Da qui nasce l’idea di congelare i propri ovociti e metterli da parte per esigenze future.

La tecnica della crioconservazione ovocitaria – caratteristiche, vantaggi e svantaggi

I progressi nel campo della medicina della riproduzione degli ultimi 15 anni hanno permesso di sviluppare delle tecniche molto efficaci per la preservazione degli ovociti. Il metodo ad oggi più avanzato è la vitrificazione. Questa consiste nel congelamento ultrarapido degli ovociti, che potranno poi essere mantenuti in azoto liquido a -196 gradi per svariati anni mantenendo inalterate le proprie caratteristiche, sfuggendo così all’invecchiamento cellulare. Gli ovociti potranno poi essere scongelati quando necessario.

Il tasso medio di sopravvivenza allo scongelamento degli ovociti è dell’85%. Ciò significa che congelando ad esempio 20 ovociti, in media 17 di questi sopravviveranno allo scongelamento e potranno essere inseminati per generare embrioni, i quali, a loro volta, potranno essere utilizzati in un trattamento di procreazione medicalmente assistita (PMA) per generare una gravidanza.

In che modo possono essere usati gli ovociti crioconservati?

Ricorrere al social freezing non vuol dire dover ricorrere alla procreazione medicalmente assistita (PMA) in qualsiasi caso. Qualora si decidesse in futuro di cercare una gravidanza, si consiglia di farlo in modo naturale. Solo qualora ci si trovasse a non ottenere una gravidanza dopo circa un anno di rapporti, allora, se si vorrà, sarà possibile ricorrere alla procreazione assistita (PMA) utilizzando gli ovociti messi da parte con il social freezing.

Il social freezing garantisce una gravidanza futura?

In assenza di particolari patologie, l’età ovocitaria in un trattamento di procreazione assistita è il fattore principale che ne può predire il buon esito. Se una donna di 40 anni utilizza i propri ovociti congelati all’età di 30 anni per un trattamento di procreazione assistita, avrà approssimativamente più del doppio delle probabilità di ottenere una gravidanza. Oltre i 40 anni il divario diventa ancor più significativo.

Ciò detto, la probabilità di ottenere un bimbo in braccio utilizzando ovociti congelati con social freezing dipende strettamente dal numero di ovociti e dall’età della donna. Le probabilità sono positivamente influenzate da un’età giovane e da un elevato numero di ovociti.

A che età eseguire il social freezing?

Qualunque donna non intenda cercare una gravidanza nel breve tempo può ricorrere al social freezing. Tuttavia, il periodo ideale in cui congelare i propri ovociti è tra i 30 e i 35 anni. Questo perché prima di quell’età, anche se non c’è alcuna controindicazione clinica, si può pensare di attendere per eseguire la crioconservazione, sapendo che le potenzialità dei propri ovociti rimangono pressoché inalterate fino ai 30 anni. Dopo i 35 anni, come abbiamo visto, lo scopo preventivo del congelamento degli ovociti può venir meno, perché iniziano ad essere già soggetti ad invecchiamento. Nulla esclude tuttavia che anche donne di età maggiore di 35 anni possano ricorrere all’intervento, in particolar modo se non si trovano in una relazione stabile. Sarà tuttavia necessario tenere a mente che per mantenere delle buone chance di ottenere un nato vivo dagli ovociti crioconservati sarà maggiormente importante crioconservarne un buon numero di ovociti, se la riserva ovarica lo consente, eventualmente nell’arco di più trattamenti. La valutazione del medico caso per caso rimane comunque fondamentale.

Come si svolge un trattamento di social freezing?

Il percorso inizia con l’incontro con un medico ginecologo specializzato in medicina della riproduzione che valuta il caso e prescrive alcuni esami diagnostici per accertarsi che la tecnica sia eseguibile. Valutati gli esami ed ottenuto il via libera, si tratta di impostare ed iniziare la terapia farmacologica necessaria per indurre la crescita, anziché di uno, di molteplici follicoli. Questa procedura si chiama stimolazione ovarica controllata. La terapia dura circa due settimane, e nella sua fase finale la paziente dovrà recarsi al centro 3-4 volte per monitorare la risposta ovarica mediante ecografia e un prelievo di sangue, necessari per controllare l’effetto della terapia e, in caso, modificarla di conseguenza, in modo da massimizzare le probabilità di ottenere un numero soddisfacente di ovociti. Una volta che i follicoli sono giunti a maturazione, si procede al prelievo ovocitario. L’intervento viene eseguito in sedazione e dura una ventina di minuti, durante i quali i follicoli maturi vengono punti, e gli ovociti al loro interno recuperati e affidati al laboratorio. Qui, i biologi preparano gli ovociti al congelamento, che avverrà mediante vitrificazione in azoto liquido. Terminato l’intervento, si rimane in osservazione per un paio d’ore al centro, dopodichè è possibile ritornare a casa alle proprie normali attività. Al momento della dimissione viene comunicato il numero di ovociti recuperato e il numero di ovociti congelati.

Quali sono i costi della procedura?

La procedura in ARC-STER  ha un costo di 2450 euro. Il costo della procedura comprende anche le ecografie e i prelievi di sangue necessari per il monitoraggio della terapia. Non sono inclusi i costi dei farmaci necessari per la stimolazione ovarica, che deve reperire la paziente in farmacia.

Il mantenimento degli ovociti in criobanca ha un costo di 305 euro all’anno.

Quali sono i tempi del percorso?

Nel caso specifico di ARC-STER non ci sono liste d’attesa, dunque sono da considerare i tempi per eseguire gli esami e il tempo della stimolazione. Dalla prima visita sono sufficienti in media un paio di mesi per arrivare al congelamento degli ovociti.

Sto valutando di fare social freezing, come posso avere più elementi per decidere se è la strada adatta per me?

La cosa migliore è fare il punto della situazione con uno specialista in medicina della riproduzione del centro, richiedendo un primo colloquio. Durante il primo colloquio il medico potrà raccogliere l’anamnesi e fare una serie di valutazioni per decidere se la strada del social freezing può essere quella giusta. Inoltre, il medico potrà prescrivere alcuni esami di approfondimento che possono servire a delineare il quadro attuale del proprio stato di fertilità (ne parliamo qui). Questa fase è probabilmente la più importante: se si accerta che lo stato di salute riproduttiva è normale, si può pensare di continuare i controlli nel tempo e procedere con il social freezing se e quando ritenuto opportuno. Al contrario, se si dovesse delineare una situazione di fertilità compromessa o in fase di compromissione, il social freezing può essere una risorsa preziosa.